La riserva naturale di Vendicari si estende su un’area di circa millecinquecento ettari, lungo la costa sud –orientale Siciliana, tra Lido di Noto-Eloro e Marzamemi, con una larghezza che varia dai circa duecento metri dell’arenile di Eloro a oltre milletrecento metri della zona di Cittadella. La zona umida è ciò che resta di un paesaggio tipicamente tropicale appartenente ad ere geologiche passate. Oggi la zona è caratterizzata dai diversi pantani dislocati nell’ area meridionale dell’Isola e costituisce la più significativa testimonianza di zone paludose che coprivano, prima della bonifica, l’area diffusa tra Rosolini, Noto, Pozzallo e Ispica. L’area di Vendicari, per la sua vastità ed integrità ecologica, è stata inserita, già dal 1971, nella “lista delle zone umide di importanza internazionale”, in considerazione dei parametri fissati dall’International Waterfound Research Bureau.
Dopo tale importante segnalazione, nel 1974 la Soprintendenza ai Beni Monumentali ed Ambientali di Catania appose il vincolo paesaggistico, ratificato nel 1978 dall’Assessorato per i Beni Culturali ed Ambientali della Regione Siciliana, che ha dichiarato Vendicari “ zona di notevole interesse pubblico“.
La battaglia tra gli ambientalisti per la salvaguardia dell’area e i petrolieri risale agli anni sessanta. Essi avevano individuato nella zona un ambiente ideale per l’ubicazione degli impianti di raffinazione del petrolio, per la facile accessibilità degli oleodotti ai Paesi produttori nordafricani. Successivamente si ripiegò l’interesse tra Augusta e Siracusa, sede attuale del polo Petrolifero, che ne ha segnato negativamente e definitivamente i decenni futuri. Solo nel 1980, messa alle strette dal crescente interesse ecologistico creatosi nell’opinione pubblica, la Regione Siciliana emanava la Legge N° 84, che conferiva all’Amministrazione Forestale il potere di acquisire al Demanio Regionale le aree ritenute di rilevante interesse naturalistico. Costituitasi così la Riserva Naturale Orientata “Oasi Faunistica di Vendicari” nel 1984, essa passava definitivamente al Demanio Regionale nel 1989.
La Riserva naturale orientata di Vendicari si compone di due zone, A (ove vige la Riserva totale), che occupa cinquecentosessantacinque ettari di terreno, B (Preriserva), di altri novecentotrentasette ettari destinati all’agriturismo, ad eventuali attività ricreative, turistiche e sportive. La gestione è affidata all’Azienda Foreste Demaniale della Regione Siciliana, che cura la realizzazione e manutenzione dei “sentieri natura” tramite i quali è possibile visitarla senza interferire con il suo delicato ecosistema.
Nell’area Vendicari ci sono tracce di insediamenti umani sin dalla preistoria che riguardano la millenaria tradizione della pesca e della lavorazione del pesce (epoca ellenistica, essiccamento del pesce salato eccedente, preparazione del “garum”, da scarti di tonni macerati, per condire le pietanze). La pesca e lavorazione del pesce costituì una fondamentale fonte di occupazione fino al 1943, anno di chiusura della tonnara di ripassa (o ritorno, ovvero di passaggio dei tonni che dopo aver deposto le uova nelle acque calde del Mediterraneo ritornano verso l’oceano.
Approdo già utilizzato in epoca fenicia, Vendicari divenne importante porto logistico-commerciale dell’antica e ricca città di “Netum”, dalla quale salparono imbarcazioni cariche di preziose mercanzie, tra cui grano e tonno. Il sale necessario a queste attività veniva ricavato in loco, sfruttando i “pantani” di acqua salmastra che nei mesi estivi, a causa della forte evaporazione, lasciavano accumuli di sale marino.
Oggi rimangono le tracce degli impianti delle Saline del Pantano Grande che furono attivi sino al 1951. In Epoca classica si svilupparono altre importanti Colonie di cui restano ancora tracce sulla “Via Elorina” che passava per la città di Eloro giungeva fino a Nord di “Siracusa”.
Il paesaggio di Vendicari si presenta ancora come luogo di incontaminata e selvaggia bellezza: l’ecosistema presenta un ricca biodiversità, anche se la caratteristica particolare della zona umida permette la vita esclusivamente di organismi vegetali in grado di adattarsi alle particolari condizioni di alta salinità delle acque e del terreno. Le specie che più si sono adattate all’habitat si possono suddividere in due tipi vegetali indigeni: le alofite, in grado di assorbire acqua con elevato grado di salinità, e le succulente, in grado di accumulare nei propri tessuti elevate quantità di acqua dolce.
Le strisce di terra che separano gli pantani di acqua salmastra dal mare (Tombolo roccioso e Tombolo sabbioso) hanno originato vegetazione con caratteristiche diverse: piante psammofile, in grado cioè di adattarsi ai terreni sabbiosi, piante rupicole, che prediligono il substrato roccioso. Alle loro spalle si susseguono dune sabbiose ricoperte da una vegetazione cespugliosa, le cosiddette “garighe”, popolate da piante di Timo, Palma Nana, Mandragora e numerose e bellissime orchidee. Alle spalle di questa fascia, in posizione più riparata rispetto al mare, si insedia la macchia dominata dal Ginepro coccolone, che raggiunge il massimo sviluppo nella zona di cittadella dei Maccari. Le rive dei pantani sono caratterizzate da ampie praterie di Salicornia, mentre nelle aree limitrofe si insediano Giunchi, Scirpi, Carici e Canna comune o Domestica.
La caratteristica flora marittima fa da cornice allo spettacolo delle svariate specie di uccelli che popolano i pantani, si avvicendano secondo le stagioni e rappresentano il vero motivo di interesse naturalistico a livello internazionale. Le zone umide di Vendicari rappresentano un’ area di sosta per i flussi di uccelli migratori che, provenienti dal nord europa si recano verso l’Africa per svernare in zone più calde. E’ possibile ammirarli nelle varie stagioni, dotandosi di un buon cannocchiale, dagli appositi capanni di osservazione (ai fotografi si consiglia un’ottica minima da quattrocento). I periodi migliori per una visita sono quello autunnale, dalla fine di Agosto, durante il quale si possono osservare i trampolieri (Aironi cenerini, Garzette, Spatole, Fenicotteri), mentre da novembre a marzo, periodo in cui i pantani sono più ricchi di acqua, si osservano anatre e folaghe, insieme con gabbiani e qualche esemplare di cormorano.
La balneazione sarebbe vietata, ma solamente in alcune zone. Percorrendo a piedi i sentieri, preferibilmente in bassa stagione, quando le spiagge si spopolano di bagnanti chiassosi ed indifferenti, si rivelano al visitatore spiagge di finissima sabbia rosata (come gli arenili di Eloro o la splendida Cala Mosche), coste rocciose ora strapiombanti, dove le onde si infrangono rumorosamente, ora degradanti dolcemente verso il mare.
Quattrocentesca è la torre che si erge a fianco della tonnara, detta “Sveva” per la tipologia della struttura del basamento: fu costruita per volere di Pietro D’Aragona (1416 – 1458 ) e fortificata nel ‘500 da Giovanni De Vega, mantenendo la sua funzione fino alla fine del 1700.
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