L’uso di realizzare dei veri e propri quadri, senza colori né pennelli, ma solo le mani e, per colorare, i petali dei fiori, è diffuso in molte parti del mondo. Nei paesi di religione cristiana è un rito legato alla processione del Corpus Domini e quindi ha luogo nel mese di giugno. L’infiorata di Noto, invece, si tiene la terza domenica di maggio e ha un carattere prettamente profano: vuole essere un benvenuto alla Primavera.
La città barocca ha realizzato la prima infiorata ben 37 anni fa, quando, quasi per gioco, si decise di riprendere la tradizione dei maestri di Genzano e di dar vita a un vero e proprio tappeto di fiori, coprendo l’intero tratto di via Nicolaci. L’esperimento riesce e da allora si ripete di anno in anno, spingendo verso la città UNESCO migliaia di visitatori.
Inizialmente, secondo la tradizione di matrice musulmana, i bozzetti sembravano veri e propri tappeti con disegni geometrici e colori vivaci. Ma in una città come Noto e in una terra in cui volti, maschere e chiaroscuri inondano ogni angolo, non ci si poteva limitare a un disegno geometrico. Fu così che, attraverso anni di esperienze e miglioramenti nelle tecniche di esecuzione, si giunse a rappresentare veri e propri soggetti, scene di vita, riprendendo anche quadri di artisti famosi.
Durante i giorni dell’infiorata la matrice barocca dell’attuale cultura netina andò esprimendosi sempre più. Oggi, infatti, la manifestazione viene accompagnata dal corteo barocco: una sfilata di cavalli e carrozze, con figuranti in abiti d’epoca. Nel giorno dell’infiorata Noto fa un salto indietro nel tempo: si ripropongono gli antichi fasti della Sicilia settecentesca e nobiliare attraverso i pizzi, i tessuti damascati e le dorature delle vesti aristocratiche. L’eccesso del barocco si esprime nella varietà infinita di colori che tingono la via più scenografica della città. Via Nicolaci diventa un vero e proprio teatro dove la scena è costituita dalla facciata della chiesa Di Montevergine e la cornice è rappresentata dai balconi barocchi più belli del mondo: quelli di palazzo Villadorata. Lo spettacolo è costituito dalla messa in scena della ricchezza, della bellezza, della Primavera e dell’effimero e su di esso si accendono le luci dorate che la pietra di Noto emana attorno a se quando, al tramonto, riceve il saluto struggente del sole che illumina volute, mascheroni e foglie d’acanto sparse in ogni dove.
Ogni anno, il lungo ed effimero rito dell’infiorata, ha inizio il terzo Venerdì di Maggio. È intorno alle 16 che il “basolato” lavico, ancora rovente di sole si riempie di secchielli, gessetti e casse piene di petali con gruppi di giovani e meno giovani che convergono verso via Niolaci. Ma è troppo presto per iniziare i lavori, c’è ancora troppo caldo allora si chiacchera, si commette sull’ora di fine lavori si esamina il materiale disposizione e, sotto l’ombra beffarda dei mascheroni, si inizia a impastare la torba con l’acqua che servirà per realizzare i contorni dei disegni.
I più bravi e volenterosi, intorno alle 18, cominciano a tracciare le linee sul basalto, copiando a mano libera e con dei gessetti il disegno. Ogni riquadro ha una grandezza di sette metri per quattro. Un volta realizzata l’immagine si fanno i contorni, ricoperti con la torba mista ad acqua. Si comincia dall’alto e dal centro, proseguendo verso la parte più esterna del disegno, per evitare di calpestarlo e di rovinare il lavoro eseguito. Prima di colorare con i petali dei fiori si stende una base di crusca o di legno di carrubo triturato che impregna l’aria col suo caratteristico odore dolciastro.
Nel frattempo comincia a farsi sera, si cena seduti sul marciapiede, con le tipiche focacce siciliane e un buon bicchiere di vino rosso. Dopo cena si riprendo i lavori e si comincia a colorare la parte di disegno realizzata fino a quel momento, stendendo sulla base di crusca i petali multicolore di garofani, gerbere e crisantemini. Mani sapienti procedono lentamente nel loro lavoro, spruzzando, di tanto in tanto, l’acqua sui petali. È questo il momento più delicato: troppa acqua affloscia i petali dei fiori appiattendo i volumi, se è troppo poca non permette ai petali di aderire. La bravura degli infioratori sta proprio nel dosare bene l’acqua.
Oltre ai petali dei fiori vengono usati altri materiali, purchè naturali, come riso, farina, fondi di caffè, semi, foglie, ramoscelli o legumi: qualunque materiale può tornare utile per dare una sfumatura particolare, per rafforzare i chiaroscuri, per dare espressività ai volti rappresentati. Si procede così, di ora in ora, fino a quando, intorno alle 4 della notte, si odono lungo via Nicolaci i primi applausi di chi ha terminato il proprio bozzetto. Gli ultimi battimani giungono col chiarore del sole intorno alle sei o alle sette del mattino.
L’esecuzione dell’infiorata dura dunque dodici ore e viene eseguita dai membri delle varie associazioni di infioratori presenti a Noto. Il primo bozzetto, all’inizio della salita di via Nicolaci è sempre lo stemma della città, realizzato dagli studenti dell’Istituto d’Arte. Gli altri bozzetti sono assegnati alle varie associazioni e rappresentano dei soggetti diversi tra loro ma legati da un tema comune. Nel 2012 il tema dell’infiorata sono state le città UNESCO del Val di Noto. Negli anni successivi si sono effettuati dei veri e propri gemellaggi, ospitando infioratori provenienti da zone diverse: giapponesi nel 2013, russi nel 2014, catalani nel 2015.
Ma sarà il 2016 l’anno in cui la storia dell’infiorata segnerà una data importante tra i suoi annali. Noto sarà location del VI Congresso Internazionale dell’Arte Effimera. La città ospiterà infioratori provenienti da ogni parte del mondo che non solo realizzeranno i bozzetti su parecchie vie della città, ma avranno modo di confrontarsi attraverso una serie di conferenze e attività, scambiando tecniche e modi di esecuzione dell’arte effimera. Per l’occasione sarà aperto, nei bassi del Convitto Ragusa, su Corso Vittorio Emanuele, il Museo dedicato all’arte effimera. Si tratta del primo Museo al mondo in cui verrà allestita una mostra documentaria sul patrimonio culturale delle arti effimere.
Quest’anno, come da tradizione, sarà possibile vedere i maestri al lavoro venerdì 13 maggio; sabato e domenica saranno i giorni in cui l’infiorata potrà essere ammirata dai visitatori che godranno delle diverse attività collaterali e delle sfilate del corteo barocco lungo le vie principali della città. Lunedì 16 maggio l’infiorata permane fino a ora di pranzo, per far si che le ultime scolaresche della zona possano ammirarne la bellezza. Nel pomeriggio il tappeto di fiori viene spazzato e sparisce lasciando solo l’odore di se nell’aria e la sensazione di gioia, tutta umana, di quell’umanità che gode nel ricordo della bellezza ed è disposta a faticare per dodici ore o per una vita intera, affinchè l’effimera bellezza riceva gli onori che merita.
Dott. ssa Giuseppina Scorsonetto.
Infiorata Internazionale – Noto 2016
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